Ritratti & Interviste

Ritratti #3: Sang-soo Hong

Terzo ritratto della serie Five Obstructions. Si torna all’Oriente: dopo Hong Kong e Spagna questa è la volta di una delle voci autoriali più improtanti della Corea Del Sud: Sang-soo Hong.

Di Sang-soo Hong riesco a delineare con molta accuratezza la carriera dal 1996 (esordio al lungometraggio) al 2006. Si tratta di sei film molto intensi e dalle caratteristiche comuni molto marcate che rendono la sua filmografia un tutto omogeneo come quelle di, per citare altri esempi asiatici, Wong Kar Wai e Tsai Ming-liang. E questo è chiaro fin dai primi The day the pig fell into a well (lo dico fin da subito: ben difficile riuscire a eguagliare i titoli scelti dal regista per i suoi film in quanto a poca chiarezza e fascino surreale) e The Power of Kangwon Province, in cui Sang-soo narra due storie parallele nate entrambe da amori finiti ed entrambe su un treno.

Virgin Stripped Bare by Her Bachelors è il film che segue, introducendo un altro degli elementi tipici del cinema di Sang-soo Hong: ambientare la vicenda tra persone di cinema, o in generale letterati borghesi. In questo ambiente il regista si lascia andare in pochi colpi di scena o avvenimenti interessanti per concentrarsi sulla complessità dei rapporti interpersonali (in questo caso perfino con un’inusitata ferocia).

Un attore è anche il protagonista di On the Occasion of Remembering the Turning Gate. In questa pellicola il gioco della struttura poliedrica della pellicola si fa da oggettiva strutturale a interna del personaggio. Non più spezzoni di varie storie che si incastrano tra di loro e cominciano prima che la precedente finisca, ma un continuo ritornare ai momenti di svolta della propria vita, il turning gate del titolo.

Woman Is the Future of Man è il primo film di Sang-soo Hong che ho visto ed è quello che mi ha convinto ad indagare di più sul suo conto. In questa pellicola si raggiunge la perfezione postmoderna del racconto di una storia. Un incontro tra due amici per ricordare una storia del passata, una donna amata da entrambi che aggiungerà poi il suo ulteriore punto di vista sulla faccenda. Un bell’affresco che ci aiuta a capire su come sia ben diverso il vero passato da ciò che ricordiamo o vogliamo ricordare.

Da questo momento la produzione di Sang-soo si comincia a infittire come numero di pellicole all’anno. E arriviamo a Tale of cinema, film in cui la sua mania dell’iper strutturazione della pellicola raggiunge forse il massimo e il suo esempio più esplicito. Nonchè, a mio avviso, anche uno degli elementi meno convincenti. E’ un film più studiato a tavolino degli altri, in cui è vero che è la sua razionalità a tenere sempre tutto sotto controllo, ma in cui sa anche concedere i giusti spazi ai propri personaggi.

Con Woman on the beach si esaurisce la mia conoscenza del cineasta sudcoreano. Un film più ironico e movimentato, ma sempre incentrato su triangoli e quadrangoli amorosi nella costante decostruzione delle pagliacciate morali e formali costruite su chi presume di governare a pieno il proprio agire.

Dopo questi sette film arriva un corto e altri tre lungometraggi. L’ultimo dei quali, HaHaHa, è stato presentato al Festival di Cannes del 2010 e si è portato a casa il premio Un Certain Regard, mica ciufoli…

Saluti,

Michele

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