Daw
Questo, lo ammetto, è un post un po’ inutile. Generalmente dovrebbe servire a far conoscere qualcosa di nuovo o ad esprimere delle opinioni interessanti e inusuali. Ma questa volta parlerò di banalità e di cose ben note, almeno a una fetta di popolazione che adora i fumetti e i blog (praticamente Sodoma e Gomorra). Ma l’argomento della settimana, il farlocco impegno sociale, mi ha lanciato un assist troppo invitante.
C’era una volta un fumettista, nato sulla discutibile piattaforma per blog chiamata LiveJournal. Quel fumettista si chiamava (immagino che ora si stia toccando le balle) Daw. La sua carriera da fumettista nasce per conto di un altro bloggher (mio dio questo post si sta riempiendo di quelle sfortunate creature, la blogosfera si sta lentamente impadronendo del [rimasuglio del] mio cervello). Tale bloggher (ho dovuto spezzare la frase perchè con tutte quelle parentesi avevo perso il filo perfino io… ehi lo sto rifacendo!) è Brullonulla.
Che cosa c’entrano Daw e Brullonulla con l’impegno sociale? Niente, ed è esattamente questo il punto. Ne sono anzi i più fieri antagonisti, specialmente del buonismo, del finto impegno che tanto ho cercato di mettere alla gogna con la variazione di qualche giorno fa. L’ho potuto toccare con mano al Lucca Comics di quest’anno.
Con questo non intendo dire che ho toccato Daw (anche se in realtà l’ho fatto: lì per lì ci stava, ma poi mi ha denunciato per molestie, l’ingrato). Intendo semplicemente dire che ho acquistato una preziosissima copia autografata di tutta le serie di fumetti “A come Ignoranza”. Anche se nella dedica non ho avuto il privilegio nè di uno Sbranzo, nè del preziosissimo Cactus blasfemo… sigh. Giusto per intenderci:
In questa serie di fumetti Daw si lancia con scapicollato entusiasmo in un umorismo graffiante e splatter, con la tipica irruenza e sicumera di un dodo. In particolare le storie che vedono protagonista il già citato Brullonulla sono un fulgido esempio di satira riguardo il fasullo e buonista modo di vedere il mondo e il rapporto con gli altri di chi vuole sempre giudicare e porsi su un piedistallo di etica superiore. Insomma, per farla breve nel terzo volume trova posto una storia dal titolo “Brullonulla contro gli Equosolidali”. Il titolo non lascia adito a dubbio alcuno, vero?
Imperdibili anche la storia natalizia contro gli orfani e il giapponesissimo scontro contro il robot paraplegico. Se volete un consiglio: comprateli. E lo dico anche se il bonifico che mi ha fatto Daw non è ancora arrivato, eh!
E anche questo post è fatto. Un mero riciclo di materiale già conosciuto da tutti, ma comunque assai divertente. E adesso scusatemi ma vado ad ascoltare nuovamente “Calpesta il paralitico” degli Skiantos.
Saluti,
Michele
PS DISCLAIMER: Come sempre tutto questo è rivolto contro l’ipocrisia dei buoni sentimenti, un pietismo che guarda al cosiddetto “meno fortunato” dall’alto al basso come un subumano, il terzomondismo radical chic e bla bla bla che noia. Forse però il disclaimer avrei dovuto metterlo in cima. Capita.