Ma la notte la festa è finita evviva la vita (Venezia 66 inside)
E anche quest’anno non ce l’ho fatta. Ogni anno che inizia mi dico “Questo è quello buono: quest’anno si va a Venezia”. E invece nada. Avevo anche coinvolto il prode Damiano nei sogni di gloria al lido per darmi un po’ più di responsabilità. “Se lo convinco del fatto che ce lo porterò non potrò più tirarmi indietro neanche volendo” era il motto di quest’anno. Incoraggiante no? Eppure ho inforcato le babbucce e ho seguito la mostra da casa anche stavolta. Anche meno che seguita, visto che in televisione non ho guardato nulla e le poche notizie che ho ripescato provengono dal sito ufficiale e da due o tre amici, infiltrati inconsapevoli.
Per questa ragione il 2009 sarà l’anno del seguente esperimento: la mostra del cinema di Venezia raccontata, con i suoi vincitori e perdenti, SENZA saperne niente e SENZA essere stato presente. Figo no? L’esercizio alla fine è meno folle di quanto possa apparire. E’ come giudicare un film dal trailer. Tutti noi sappiamo che i trailer nascono per ingannare, sono figli del dimonio. Eppure non possono farlo. Perchè devono mostrare un’immagine del film, almeno, devono dire chi è il regista e chi è la produzione. Chi sono gli attori che ci hanno messo la faccia. Conoscere questi elementi e giudicare un film è semplicemente come risolvere un’equazione, mentre guardarlo è vedere l’equazione che si risolve da sola. Se si è abbastanza bravi e si hanno gli strumenti giusti tra le due cose c’è poca differenza.
Per cui di seguito riporterò brevi impressioni e note sul futuro che mi riserberò di controllare per vendere quanto avessi ragione o torto. I film vengono esposti nè più nè meno nell’ordine in cui vengono reperiti da pagine ufficiali come http://www.labiennale.org/it/cinema/mostra/film/selezione_ufficiale/venezia66/. E la scelta tra quali includere e quali escludere è esclusivamente da quello che provo nel leggere regista, cast e titolo. Si comincia!
La doppia ora di Giuseppe Capotondi
Togliamoci subito il dente del cinema italiano e poi non ne parliamo più. A quanto ne dicono gli infiltrati questo è il miglior film italiano della mostra. Che però raggiunge una sufficienza poco men che piena. Da par mio posso dire che se la punta di diamante è questo regista esordiente stiamo messi male. Intendiamoci: gente come Sorrentino o Garrone già all’esordio hanno fatto il botto. Ma l’impressione è che Capotondi primeggi solo perchè l’avversario è Placido, il cui grande sogno è una porcata talmente grande che lo si capisce anche solo guardando distrattamente la locandina. Ah! Bei tempi quando a Venezia Crialese col suo Nuovomondo stava per portarsi a casa, con assoluto merito, il leoncino…
Accident di Pou-Soi Cheang
Ho un debole per questo figlio della new wave poliziesca di Hong Kong. Ho adorato il suo Dog bite dog, un durissimo colpo allo stomaco che non risparmia niente e nessuno e lo fa con stile adrenalinico e volto all’intrattenimento estremo. Che finale poi! Assolutamente da aspettare e da gustare!
Mr. Nobody di Jaco van Dormael
Cosa fa tornare al lungometraggio un regista dopo tredici anni di inattività su celluloide? La voglia di cinema? I soldi? Uno script che sembra a prova di bomba? Jared Leto? Diane Kruger (beh a me farebbe tornare da qualsiasi parte, anche dal regno dei morti. Yum!)? Mr. Nobody è un film che promette molto. Un uomo si risveglia a 120 anni ultimo mortale di un’umanità immortale e si interroga sulla propria vita. Come sottofondo: visionarietà fantascientifica. Sarà in grado di mantenere tutte queste promesse?
Cattivo tenente + My son, my son, what have ye done? di Werner Herzog
Signori: giù il cappello di fronte a un monumento del cinema. Herzog rappresenta forse il pezzo più importante, ancora vivente, di quest’arte. Forse esistono molti film prodotti in questi anni che lo avvicinano o, in certi aspetti, possono anche superarlo, ma di certo per quello che rappresenta il suo passato e il suo presente Herzog è il cinema. Qui a Venezia si presenta con un doppio colpo. Da una parte il remake di uno dei più colossali film di Abel Ferrara, una bomba esplosiva che so perfettamente che nelle sue mani può esplodere di nuovo più forte e più cattiva. E non lasciatevi ingannare da Nick “OneFace” Cage: qua siamo su livelli di attesa maestosi. E il secondo film che Herzog presenta sembra essere per palati molto più fini, ma di certo non è nè inferiore nè meno atteso. “Un uomo compie realmente un omicidio che avrebbe dovuto recitare in scena e si barrica all’interno del teatro”. Basta questa riga a farmi battere forte forte il cuore.
The road di John Hillcoat
Dalla trasposizione filmata di un premio Pulitzer non ci si può che aspettare grandi cose. Il Blindness di Meirelles riusciva solo in parte a comunicare quanto aveva da dire il romanzo originale, pur rimanendo un adattamento ragionato e ben fatto. Lo stesso discorso sembra valere, e varrà, per questo The road, che vede alla sua regia il John Hillcoat responsabile del bel western australiano scritto da Nick Cave: The proposition.
Lebanon di Samuel Maoz
Due paroline sul Leone d’oro è d’uopo spenderle. La guerra in Libano del 1982 vista completamente all’interno di un carro armato. Null’altro è mostrato: tutto si svolge lì dentro e quello che accade fuori può essere spiato solo dal mirino del cannone. Brillante l’idea di partenza, che mi ricorda qualche tratto dell’immenso United 93 di Greengrass. Il problema è che temo rischi di scivolare negli stessi difetti che hanno minato la potenziale grandiosità di Valzer con Bashir. Staremo a vedere.
E dopo il Leone due o tre considerazioni veloci veloci sui rimanenti. Non perdetevi per nulla al mondo la nuovissima rilettura da parte del maestrissimo Tsukamoto del suo pupillo cinematografico Tetsuo. Attesissimo anche il nuovo film di Solondz, Life During Wartime. Chiudiamo come abbiamo iniziato, con il cinema italiano. Baarìa di Tornatore: un ottimo modo per torturare qualcuno che non vi piace. Purchè non entriate neanche voi al cinema. “Berlusconi: «Baarìa capolavoro». Nel caso servisse un nuovo motivo per evitare i film di Tornatore.” si legge nel sempre ottimo blog di Luttazzi
Lista degli esclusi interessanti: Rec 2 di Badaguerò, Napoli Napoli Napoli di Abel Ferrara, The men who stare at goats di Heslov (risate garantite, così dicono), The informant! di Soderbergh (che qui fa ciò che gli riesce meglio: il cazzone) e Valhalla Rising di Refn.
E il 2010 è l’anno giusto per andare a Venezia, ne sono sicuro.
Saluti,
Michele
:O dopo un post così (scrib scrib)
non si può non guardare i film citati (scrib scrib)
prendere nota è d’obbligo (scrib scrib)
Credo che questo sia il post più appetitoso mai scritto,
quasi un “Menù” al Ristorante del Cinema
Non vedo l’ora di provare “i pasti” di questo ricco Menù cinematografico