Spring @ Caracol
Inauguriamo oggi una nuova sezione del blog di FiveObstructions: quella musicale. Sono stato molto restìo ad aprirla in quanto di musica non faccio mistero di non capirci assolutamente niente. Da qui la mia reticenza nel parlare di qualcosa di cui so ben poco e il poco che so non è certamente così interessante da costituire una rubrica di una rivista virtuale (ahahah come se la maggior parte dei blogger sanno qualcosa di quello di cui parlano, devo smetterla di avere tutta questa fiducia nell’umanità).
Tuttavia la sezione ha ancora senso in FiveObstructions. Punto primo perchè c’è il buon Damiano, che potrebbe anche decidere di farsi vedere più spesso su questi lidi, invece di stare sempre rintanato nella sua piccola tana all’interno del sito. Punto secondo perchè comunque parlare di musica secondo i miei intimi gusti e i miei intimi sentimenti è ancora utile, quantomeno a chi ha gusti simili ai miei. Se c’è una cosa in cui immodestamente credo di non fare difetto è quella dell’indagine e della scoperta di gruppi non di primissimo piano che a qualcuno potrebbero essere sfuggiti.
Ecco che quindi vi propongo questo primo post. Un post dedicato alla primavera che va finendo e all’ennesima caldissima estate che si sta appropinquando, piena di eventi, serate alla spiaggia con una chitarra e limonate a ritmo di rilassanti sonorità da calura. Questa primavera si è portata con sé una buona dose di concerti indie in quel di Pisa. Tantissimi eventi mi hanno visto assente, ma complice il fatto che abito sopra un circolo ARCI ho potuto assistere a tanti altri memorabili live.
Questo è quindi un post di amore nei confronti di quel piccolo nido chiamato Caracol che ho scoperto da poco e già mi vede suo affezionatissimo alfiere. Raccolgo qua delle impressioni, più che recensioni, dei quattro concerti in cui mi sono posizionato in primissima fila.
Istrionico quartetto dalle bizzarre sonorità, i Les Fauves sono un gruppo italiano al secondo disco della trilogia NALT. Se il disco registrato in studio è un caleidoscopio di suoni molto vari e alternativi ma che graffia poco e rimane impresso labilmente nella memoria, la loro prestazione live rende molto più giustizia al nome che si sono scelti. Specialmente tastiere e batteria sono un vera furia sul palco. E il tutto senza sacrificare le loro sonorità particolari. Di fatto sono una versione dei Jennifer Gentle con più estro creativo e meno (molta meno!) pazzia.
Momenti da ricordare:
Cantante (rivolto agli altri membri della band): “Allora adesso facciamo questa?”
Batterista: “Se la facciamo mi sa che qua si sfascia tutto” (seguito cinque minuti dopo da un rullante che si svita e vaga per il palco).
3 / 5
Gli Zen Circus sono un gruppo punk abbastanza conosciuto nelle zone pisane. “Punk” come etichetta è piuttosto riduttiva, viste le decine di influenze diverse che questi pazzi scatenati mescolano nei loro brani, non ultimo un certo gusto internazionalista. Il live è stato una vera e propria bolgia, un Caracol veramente strapieno e caldissimo. I ragazzi hanno suonato a un volume inaudito, sembrava un vero e proprio test di resistenza sulla solidità della struttura. Menzione d’onore per il finale, col cantante abbracciato alla cassa dei bassi e l’orgia di strumentazione sul palco. E menzione d’onorissima per l’ospite Federico Fiumani, voce e anima dei Diaframma, di ritorno sul palco per la prima volta dopo l’operazione. Mancava un po’ di mobilità e grinta, ma la classe c’era ancora tutta (e ha fatto sia Gennaio, con blackout, che Siberia).
Momenti da ricordare:
Cantante (al pubblico): “Beh puzzate decisamente di meno del pubblico di ieri. Magari perchè è venerdì e vi siete perfino lavati”
Bassista: “Sì, siete decisamente più civili degli altri. Però non va nemmeno essere troppo civili, ***** ***!”
3 / 5
Non lasci ingannare il fatto che ho relegato questo live alla votazione più bassa del quartetto. La qualità e la bravura della Lov non è assolutamente in discussione e, anzi, sono state le uniche cose a salvare una serata storta per il Caracol. Perchè tra compleanni nell’altra stanza e perfino gente che tra il pubblico dormiva (!) non è stato possibile apprezzare le delicate e meravigliose sonorità del primo album da solista della leader dei Devics. Per fortuna che almeno c’era lei, in grado con il solo ausilio di voce e chitarra di rapirti occhi, testa e cuore e farti dimenticare di tutto quello che non andava attorno a te.
Momenti da ricordare:
Sara Lov: “Uno, due, tre… STAI ZITTOO!”
2 / 5
Francamente la dicitura “post-rock” non mi piace molto. Non mi piace nulla che abbia un pre post o quant’altro nel nome (mi ricorda il “free jazz punk inglese” di battiatiana memoria). E però la musica così male etichettata è davvero il mio sound del 2009 (dopo che la new rave lo è stato per il 2008). E questi ragazzacci irlandesi sono uno dei gruppi, assieme ai Mono e alle note progressive dei Long Distance Calling, che meglio la sanno esprimere. Il live è stato un’altra esplosione di grinta e caldo asfissiante. Non saranno stati loro ad inventare il post-rock o ad essere i primi a creare una corrispondenza tra la loro musica e delle immagini sapientemente proiettate sul palco, ma per Diana se lo fanno bene (a parte una o due scelte scontate)!
Momenti da ricordare:
Il chitarrista, un essere assai sospetto, probabilmente l’unico essere umano che comincia a sudare non dalla fronte o dalle ascelle, ma bensì dalle ginocchia (???).
4 / 5
Saluti.
Michele
PS: Tutte le foto in questo articolo sono una gentile concessione di Maghetta.
sei schifosamente indie.
Smettila di andare nei circoli sinistroidi alternavisti anarcopunk e vai a lavorare, BARBUN!