And the Oscar goes to…
Amici e amiche di FiveObstructions, la notte degli Oscar è vicina. Già in passato parlai di questa amena serata, in cui nel mondo del cinema cambia poco o nulla. Una manifestazione del mantenimento dello status quo, il festival del conservatorismo.
Proprio per questo anche quest’anno ho deciso di dedicarci un post. Questa volta non a serata finita, analizzando le premiazioni e le esclusioni illustri. Questa volta il vostro buon Michele ha in mente qualcosa di più subdolo. Quest’anno intendo annunciare i vincitori degli Oscar *prima* che li decida la Academy. Il messaggio è chiaro: gli Oscar sono qualcosa di talmente reazionario e prevedibile, inscritto nei binari del conformismo, che è possibile sapere come andrà a finire ben prima degli annunci ufficiali. A patto giusto di sapere più o meno come funzionano e come vengono oliati gli ingranaggi di questo grande baraccone.
Post pesante dunque, nel quale ci metto la faccia. Prometto solennemente di scrivere un post dopo questo in cui mi assumerò tutte le responsabilità in caso di fallimento, non glisserò eventuali figuracce. Giusto per mettere le mani avanti, l’obiettivo è quello di individuare fino a 12 (il risultato che mi attendo) o 15 (se tutto va perfettamente) statuette sulle 24 assegnate. Dato che alcune sono completamente casuali, non avendo io avuto modo di vedere tutti i candidati (che, per il miglior film, sono ben dieci). Numero che però è ben al di sopra della probabilità uniforme di inzeccare i premi dando risultati completamente a caso, che dato il numero di candidature è grosso modo 5 previsioni azzeccate, a stare un po’ larghi.
Bando alle ciance ed ecco dunque i miei vincitori:
MIGLIOR FILM: Il Discorso del Re
MIGLIOR REGIA: David Fincher (The Social Network)
MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA: Colin Firth (Il discorso del re)
MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA: Natalie Portman (Il cigno nero)
MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA: Christian Bale (The fighter)
MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA : Hailee Steinfeld (Il grinta)
MIGLIOR FILM D’ANIMAZIONE: Toy Story 3
MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE: Inception (Christopher Nolan)
MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE: The Social Network (Aaron Sorkin)
MIGLIOR COLONNA SONORA ORIGINALE: The Social Network (Trent Reznor)
MIGLIOR CANZONE ORIGINALE: “We Belong Together”, da Toy Story 3
MIGLIOR SONORO: Inception
MIGLIORI EFFETTI SONORI: Inception
MIGLIORI EFFETTI VISIVI: Inception
MIGLIOR SCENOGRAFIA: Alice in Wonderland
MIGLIOR FOTOGRAFIA: Il Grinta
MIGLIORI COSTUMI: Alice in Wonderland
MIGLIOR TRUCCO: The Wolfman
MIGLIOR MONTAGGIO: The Social Network
MIGLIOR DOCUMENTARIO: Exit through the Gift Shop
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO DOCUMENTARIO: Killing in the Name
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO: Na Wewe
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO ANIMATO: Day & Night
MIGLIOR FILM STRANIERO: Biutiful
Nei premi tecnico/effettistici sicura man bassa di Inception, manco a starlo a dire, che anche come sceneggiatura originale stacca di netto la concorrenza. Per il resto Fincher sbanca di sicuro in regia e montaggio, ovvero i suoi punti di forza in cui Nolan è un po’ più debolotto: contatto empatico e gestione del cast.
Le conformiste performance da superstar di Colin Firth (gigione che nel discorso del re non vale l’ombra di A single man) e la Portman (un cigno nero tutto disegnato attorno a lei) piaceranno alla Academy senza dubbio. Bale ha buon gioco essendo non protagonista di The fighter, evitando quindi di scontrarsi con Firth e, ad eccezione di Ruffalo, nessuno ha le capacità e l’immagine all’interno della Academy per scippargli la statuetta. Discorso diverso per l’attrice non protagonista: qua è veramente dura e devo scommettere sulla pedofilia di Hollywood che darà il premio alla Steinfeld quando anche tutte le altre candidate avrebbero comunque pari possibilità.
Difficilissima la scelta per miglior film: apparirebbe scontato il comercialismo di Inception, o la doppietta di Fincher con The Social Network. Scommetto sul discorso del re, in cui l’accoppiata libertà, elitarismo e seconda guerra mondiale può dargli il guizzo che gli serve contro due film nettamente e indiscutibilmente migliori. La Pixar dominerà dove domina sempre (canzoni e cortometraggio animato) e anche del lungometraggio animato: Miyazaki non c’è, tuttavia The illusionist avrebbe buone possibilità, ma non me la sento di rischiare (come non se la sentirà la Academy).
L’autogol della brutta colonna sonora di Hans Zimmer per Inception darà probabilmente al bravo Trent Reznor la statuetta per The Social Network. Il gotico di Burton impressionerà in premi artistici come costumi e scenografie. Per il trucco sono combattutto: in The wolfman il lupo era volutamente realizzato malissimo, ma era una finezza che riportava all’originale di cui era il remake. Saprà la Academy farsi le pippe su questa autoreferenzialità? Io scommetto sul si.
Nulla da commentare sulla macchina da Oscar Iñárritu (Biutiful), arriviamo alle questioni spinose. Se Exit through the Gift Shop come documentario è una buona scelta (ho visto la promozione che gli fecero in America, ma la concorrenza è forte, specie Restrepo e Inside job, ma soprattutto Waste land, mio secondo favorito), per cortometraggio e cortometraggio documentario la scelta è difficilissima. La mia scommessa va tutto sul buonismo made in Academy, dunque i genocidi a gogo (fanno sempre scena) di Na Wewe per il cortometraggio, e il solito scontato terrorista arabo di Killing in the name (se non vince Al-Qaeda chi può vincere?).
Saluti,
Michele