Numeri che contano (42!)
In questa che è stata una delle settimane più felici della mia vita, settimana in cui finalmente ho avuto la sensazione di essere utile all’umanità, Michele mi propone una bella variazione numerologica, direi addirittura cabalistica. Io ci ho pensato un po’ su, ho riflettutto, ho meditato, ho scartato, limato e perfezionato. E alla fine, siccome è stata una settimana felice, mi sono dedicato a fare tutt’altro. Quindi la playlist è semplice e banale, ma tutto sommato divertente. Un piccolo “scherzo” lo avrebbero chiamato Catullo e compagni. Una cialtronata dirà Michele. Eh vabbe, cosa ci volete fare: c’est la vie! Ok, allora tutti pronti a contare fino a…
- One – U2: io non sono un grande fan degli U2, però devo riconoscere che alcune canzoni di Bono e compagni sono davvero dei capolavori assoluti del rock. Questa One, recentemente tornata alle luci della ribalta grazie al duetto con Mary J. Blige, è proprio una bella canzone che vi consiglio di suonare e cantare con la chitarra al prossimo falò sulla spiaggia. Successo assicurato e tutte le donne ai vostri piedi. Date retta al vecchio Damiano va’!
- Two-timing touch and broken bones – The Hives: ai tempi di Veni, Vidi, Vicious, primo album degli Hives a capitarmi tra le mani, non mi sarei mai aspettato di vedere questi ragazzotti svedesi ottenere un successo planetario e fornire colonne sonore per pubblicità di macchine. Ma tant’è. Gli Hives suonano brutto, sporco e veloce. E suonano bene. Sempre elegantissimi e un po’ retro, sanno interpretare un punk-garage assolutamente scarno ed efficace. E’ vero che alla lunga sono un po’ noiosi, ma sono sicuramente molto più genuini di tutti i gruppi dell’ondata indie dell’ultimo decennio.
- Three is a magic number – Blind Melon: questo bel pezzo folk non è nato come jingle dei telefonini cinesi, ma come sigla di apertura di Schoolhouse rock, serie americana di qualche decennio fa. Qui vi riporto la cover del Melone Cieco (?), simile all’originale ma arrangiata meglio. Godibile.
- Four to the floor (Thin White Duke Mix) – Starsailor: questo remix è stato uno dei pezzi che ho amato di più in un periodo indimenticabile della mia variopinta esistenza. Era il 2004, che anno! Ma in questa settimana di gioia sono contento di tirarlo fuori a 2010 inoltrato, a beneficio di tutti. Sentitevi la sezione ritmica, con la cassa dritta di cui parla il titolo incastrata in un incalzantissimo giro di basso e soprattutto pronti a saltare sul lancio alla fine dello special. Sono sicuro che questo pezzo non potrà non farvi agitare sulle sedie!
- Five Years – David Bowie: questa canzone non la conoscevo ma avevo bisogno di un pezzo da mettere al numero 5 ed ho trovato questa. Fatemi sapere com’è che se c’è bisogno la ascolto anch’io.
- Sei un mito – 883: ahahahahah che simpatico che sono! Che sagoma! Che burlone! Che amabile macchietta!
- Seven Nation Army – The White Stripes: mai e poi mai gli pseudo-fratelli White si sarebbero immaginati che la loro canzone potesse diventare l’inno non ufficiale della squadra campione del mondo di calcio. E invece il loro “po po po poppo pooo” lo abbiamo cantato tutti felici quella fantastica notte di 4 anni fa. Spero di essere di buon’auspicio per il Sud Africa anche se temo non ci sarà trippa per gatti. Da sottolineare un ultimo aspetto inquietante di questa storia di calcio e musica: l’inno della nazionale italiana per i mondiali del 2006 lo avevano scritto, incaricati e pagati dalla FIGC, nientemeno che i Pooh. Era l’osceno noi con voi, voi con noi e bla bla e prot prot che davano prima delle partite in tv e che nessuno si è mai filato. Per tre mesi infatt la gente incurante ha cantato Seven Nation Army e Siamo una squadra fortissimi di Checco Zalone. Questa libera ed inconsapevole rivolta popolare dimostra che l’umanità ancora si può salvare.
- 24mila baci – Adriano Celentano: avrei potuto trovare un’ottava canzone demente con l’otto ma ho voluto esagerare. Pertanto beccatevi addirittura il numero 24 000, in un turbinio di emozioni che va a chiudere questa numerologica playlist!