Mi era venuta talmente bene che la rifaccio
Ebbene si, amiconi ed amicone di FiveObstructions, per questa playlist di stampo ed odore pasquale, il buon Mchelone ci serve su un piatto d’argento, grazie alla sua variazione sugli autorifacimenti, il tema controverso di questa controversissima sezione: le auto-cover. Chi per soldi e chi per amore, in molti si sono esibiti in questa pericolosa arte. Prendere un proprio successo, vecchio o no, e riproporlo di nuovo in un altro album. Spesse volte ci si trova di fronte a semplici operazioni volute dalla casa discografica (“Hey musicista sotto contratto, guarda che quest’anno il free jazz punk inglese va’ un casino, ritira fuori quel pezzo che avevamo pubblicato 3 anni fa mentre andavano di moda i cori russi che lo mettiamo nel tuo prossimo album!”), ma in tanti altri casi ci sono motivazioni più profonde alla base di questa scelta. In tutta sincerità ci sono anche un sacco di casi in cui tale scelta non ha apparente motivazione e il motivo di tale autorifacimento rimane per noi, ahimè, un cupo mistero. Ma la verità è là fuori e io voglio credere, pertanto per festeggiare l’imminente partenza del grande Boss per gli States (“Vaia con dios amigo!”) vi presento la: “MI ERA VENUTA TALMENTE BENE CHE LA RIFACCIO” playlist!
- Ritmo e Ritmo #2 - Litfiba: come dicevo nell’introduzione,
questa lussureggiante playlist è dedicata in toto al nostro adorato Boss
(no, non Springsteen, Michele). Proprio per questo infatti rompo una
legge non scritta di FO5 che, nei mesi, ha generato non pochi siparietti
in redazione: Michele che mi consiglia un brano per una playlist e io
che faccio di tutto per NON inserirlo. Stavolta però rompo la tradizione
e, su consiglio del padre padrone di questo adorabile sitarello,
inserisco questo grandissimo pezzo dei Litfiba nella playlist. La
canzone è stata pubblicata effettivamente 2 volte,col nome di “Ritmo” e
“Ritmo # 2″ all’interno dello stesso disco (“Mondi sommersi”). Stupisce la
potenza dell’arrangiamento e l’utilizzo sapientissimo di groove
elettronici su chitarre ignoranti che più ignoranti non si può. - Everything Counts – Depeche Mode: ogni volta che posso inserire questa fantastica canzone in una playlist mi si riempie il cuore di gioia. Questo bellissimo pezzo di Gahan e soci ha una gestazione complicata, che dimostra quanto gran parte della fortuna di una canzone lo faccia l’arrangiamento. Il pezzo fu pubblicato infatti nel 1983 nell’album “Construction Time Again” in una versione studio veramente penosa. Il grande successo di questo pezzo arriva infatti al momento della ristampa nel 1989 nell’album “101″, in versione live. Non si può pertanto parlare di vera e propria cover, essendo una versione dal vivo, ma il fatto che proprio questa versione sia diventata la versione più conosciuta ed apprezzata delle due (in molti ignorano l’esistenza di una versione originale) è davvero significativo. In questo live i suoni migliorano (storico il riff di diamonica di Martin Gore), l’arrangiamento è più calzante ed i 3 minuti finali di coro del pubblico sono da brividi…il sogno di ogni musicista fallito come me!
- We care a lot – Faith no More: come ben sapete non riesco a stare senza Faith no More per più di un paio di playlist, ed infatti eccoli qua, pronti e scattanti alla bisogna. ll primo pezzo della carriera di questi simpatici ragazzotti è una canzone geniale e stranissima che prende in giro “Live Aid” e buonismi simili e che, ebbene si, venne proposta in versione quasi identica nei primi due album della band: l’omonimo “We care a lot” ed il successivo “Introduce Yourself”. Piccola nota: se non riconoscete la voce di Mike Patton in questa canzone è normale…non è lui che canta ma Chuck Mosely, cantante degli FNM nei primi due dischi.
- Gli anni e Gli anni (1996)- 883: questa settimana amici mi sto
superando e vi sto proponendo canzoni davvero superlative, per la gioia
dei padiglioni auricolari dei più esigenti. Questa canzone, probabilmente
una delle più belle e toccanti di Max Pezzali, ha avuto un destino
simile alla sopraccitata citata “Everything Counts”: è uscita infatti in
versione originale nell’album “La donna, il sogno e il grande incubo”
del 1995 con un arrangiamento quantomento singolare. In questa versione
toni progressive e pad dilatati mal si sposavano con un testo nostalgico e
straziante, tipico di una ballata. E proprio per questo nell’omonima
raccolta del 1998, “Gli anni” esce in versione chitarrona acustica,
sviolinamenti e ritmo da cavalcata soft rock sotto il nome di “Gli anni
(96)”. Ed è così che tutti noi, felici, la cantiamo ancora in coro non
appena prendiamo una chitarra in mano! - Morning Bell – Radiohead (collega Kid A a Amnesiac): tornano sulle nostre adorate pagine i ragazzi di Tommy Yorke con un pezzo che qualche anno fa ai Radiohead doveva piacere proprio un sacco: Morning Bell compare infatti sia in “Kid A”, album della svolta elettronica datato 2000, che nel successivo “Amnesiac”, datato 2001. La canzone è così il trait d’union tra due dischi fortemente legati e questa sua onnipresenza la candida con forza a pezzo simbolo del biennio che ha rivoluzionato il sound della band di Oxford.
- Shine on you crazy diamond - Pink Floyd: qui ci troviamo di fronte ad uno strano caso di autocover, nel finale di questa canzone infatti è presente il tema di un’altra canzone del gruppo, scritta anni prima da quel Syd Barret a cui tutto “Wish you were here” è dedicato: See Emily plays. E’ un’autocover interna insomma, una figura retorica che neanche il più ardito ermetico avrebbe osato. Personalmente non apprezzo molto nè il disco nè questa canzone, che ho sempre trovato un po’ leziosa e masturbatoria. Che ci volete fare? Non sono cattivo è che mi disegnano così.
- Indigestione disko - Decibel (Enrico Ruggeri): questo è forse il caso più originale che vi propongo quest’oggi: si tratta infatti di una autocover a scopo educativo rifatta dall’artista originale a 20 anni di distanza. Il fratello nerazzurro Ruggeri, infatti, ha deciso nel 2004 di fare un bel cd dedicato al figlio, “Punk prima di te”, in cui risuona daccapo alcuni suoi storici successi punk del periodo Decibel, mescolati ad alcune cover del periodo (Ramones, Strangler, Clash, eccetera). La canzone in oggetto è delirante ma vale un ascolto….”Indigestione diskkkooo bang bang baby!”
- Neanche un minuto di non caco – Elio e le storie tese: come sempre Elio riesce a stupirci, nell’album Eat the Phikis, oltre alla canzone vincitrice morale di San Remo ’96 “La terra dei cachi”, inserisce anche questo riassunto: la versione iperaccelerata da 55”. Quell’anno infatti il regolamento prevedeva durante una delle serata che ciascun gruppo eseguisse soltanto un piccolo accenno del proprio pezzo della durata massima un minuto: gli Elii invece che riproporre solo il ritornello lo hanno fatto tutto…in 55 secondi!