Diavolo e Acqua santa vestono Prada
La tentazione ipocrita ed ipocritica dell’impegno sociale è ormai una consuetudine dei nostri giorni plasticosi. Fare i buoni è sempre di moda, fare i buoni vende i dischi, fare i buoni fa figo, fa Bono, fa Sting, fa Rotary. Cionostante, l’anima rock di queste pagine non può sottostare a tale scempio ed accettare di proporvi una banale playlist sul buonismo musicale (che comunque abbonda). Come è possibile conciliare il nostro immaginario di feste in piscina, orgie nei tour bus, alcol, droga, sesso a volontà con i deliri new-age pacifisti di alcuni dei nostri beniamini? Non è possibile e perciò questa volta Exit Music si fa in due: due playlist, due canzoni dementi, due per tre, tre per due, due per due quattro.
Insomma noi vogliamo proporvi su un piatto d’argento i pezzi forte delle due avverse fazioni e darvi l’occasione di scegliere, perchè è vero che in paradiso si sta bene…ma all’inferno la compagnia è decisamente migliore!
I BUONI
- Give peace a chance – Plastic Ono Band: mai nella storia della musica come negli anni 60/70 la politica e l’impegno sociale hanno rivestito un ruolo così importante. Questa canzone del 1969 è l’esempio più lampante di inno politico che sia mai stata prodotta. Encomiabile. Infatti quasi mi dispiace di far parte di questa generazione di svogliati-disinteressati-cinici-disillusi ragazzi degli anni 80. Ma così è. Pensate che questo genere di canzoni tra l’altro ha ucciso i Beatles. Bah.
- Pride (in the name of love) – U2: di questa canzone ho parlato male più e più volte. Un bellissimo pezzo che ho considerato per anni la più romantica delle serenate, mi si è rivelato un giorno in tutto la sua perversione. La canzone è su Nelson Mandela!!! Ma andate a….
- Domani – Artisti uniti per l’Abruzzo: l’intento di questa
canzone del 2009 è sicuramente alto e condivisibile. Tanti artisti
italiani uniti per promuovere una raccolta fondi per i terremotati
abruzzesi. Bravi tutto, belle le sonorità, bravo Budello. Permettetemi
però, visto che è evidente che io parteggi per i cattivi, una punta di
cinismo: il titolo ed il testo sembrano la più italiota delle profezie.
Si insomma facciamo, facciamo, ricostruiamo e rimbocchiamoci le
maniche. Ma oggi no…meglio se cominciamo domani. - Sono buono – Skiantos: Freak Antoni e soci sanno sempre intervenire con le giuste parole in ogni frangente. Come dargli torto? Sentirsi buoni è un bisogno che tutti noi prima o poi sentiamo. In fondo in fondo è ora che io ritrovi il giusto tono: sono buono, siiii! Sono buono!
I CATTIVI
- Sympathy for the devil – Rolling Stones: il parallelo con la prima canzone della playlist dei buoni è palese. Il partito dei cattivi non poteva che essere guidato dai cattivi per eccellenza, il gruppo che, carte d’identità alla mano, ha davvero fatto un patto col diavolo. E poi ragazzi, ricordatelo sempre: non è politica, non è impegno…it’s only r’nr’ but I like it!
- I don’t like the drugs (but the drugs like me) – Marilyn Manson: il cattivo-cattivissimo dei nostri giorni è senza dubbio Marilyn Manson. Strano, ambiguo, eccessivo, il personaggio Manson è il prototipo del perfetto antagonista al modello di “buono” figlio di una stereotipata idea di borghesia USA (ma che frase è??? Mio Dio mi sto Michelizzando). Ma il personaggio, in quanto tale, non è che sia poi così interessante. Più interessanti alcuni suoi pezzi, come questo inno alla “druoga” tratto da Mechanical Animals, disco di cui spesso vi propongo estratti. L’unione tra Metal e Gospel di questo brano, arrangiato in modo stupefacente, è una delle perle degli anni 90.
- Girls, girls, girls – Motley Crue: ebbene si signori, questa è musica, questo è rock and roll! Da una delle band più ignoranti della storia della musica, ecco l’ignoranza heavy fatta canzone. La traduzione suonerebbe più o meno così: gnocca! gnocca! gnocca! Altro che new-age e Nelson Mandela! YEAAAAH (tirate fuori la lingua e fate con le mani le corna heavy metal, please)!!!
- Calpesta il paralitico – Skiantos Freak Antoni e soci sanno sempre intervenire con le giuste parole in
ogni frangente. Come dargli torto? Calpestare i paralitici è un bisogno che
tutti noi prima o poi sentiamo. Eh??? Ma come Damiano, cosa dici? Ebbene fate attenzione ragazzi, questa perla di assoluto genio è ovviamente un inno ironico che, come premette Antoni stesso nella versione su disco, gli è stata suggerita proprio da un loro fan portatore di handicap, stufo dei pietismi fasulli del “diversamente abile” o dell’”ipovedente”. Insomma “calpesta il paralitico, detesta il microcefalo, investi il non vedente non si accorgerà di niente!” Perchè parliamoci chiaramente, a tutti questi buoni sentimenti…chi ci crede?!?