Exit Music (for a Film), Variazioni

Indovina chi viene alla variazione?

Ascolta questa incredibile playlist:



Prima di aprire bocca, nonostante sia ormai diverso tempo che sono costretto al silenzio dalla dura
vita del consulente rustichellico,
leggete qua: variazione INTERRACIAL.
Ma vi rendete conto? A ME!? Ad uno xenofobo come me presentare una variazione del genere è come chiedere a
Hitler di aprire una sinagoga. Che poi se proprio dovevamo citare qualche categoria porno
avrei preferito, chessò, un bukkake, un FFM, un fucking machine. Tuttalpiù un MILF.
Ma vabbe, io sono un professionista (nonostante l'assenteismo) e non mi arrendo.
Questa settimana si parla di storie d'amore interracial e noi ci buttiamo sulla musica transgender. No,
momento quello vuole tutta un'altra cosa. Comunque quando i generi e le razze si mescolano nascono strane
ed affascinanti commistioni…crossover ma non solo in una panoramica di canzoni ed autori
che hanno mescolato suoni tra loro distanti e
apparentemente inconciliabili. Bando ai razzismi, orsu, sian pur sempre gente di mondo.
Suonino i mandinghi e si aprano le danze caraibiche…INTERRACIAL BUKKAKE MUSIC!

  • "Rock this way" – Aerosmith & Run DMC: il massimo è quando la canta anche Boe
    dei Simpson nel suo rinnovato locale. Figo. Comunque i buoni vecchi rocchettari si mescolano all'

    emergente rap in una, per l'epoca, innovativa canzuncella scherzosa. Godibile anche oggi se abbastanza
    ubriachi.

  • "Adagio for String" – William Orbit (Samuel Barber): cosa c'è di più facile che
    prendere un adagio per archi e farne una canzone da rave party? Tutto direi. Ma William Orbit
    ci ha abituato a queste stranezze e questo pezzo pompa un casino. Dammi volume, fammi vedere
    quanto in alto so arrivare. Mamma mia che citazioni, Milano mi fa male.

  • "Bitter Sweet simphony" – The Verve: in realtà da un adagio per archi si può
    anche trarre una deliziosa ballata pop, eterea e rarefatta come i miei amici
    EIT. Pezzo storico, veramente evocativo.
  • "Bohemian Rapsody" – Queen: Freddy Mercury amava l'opera si sa. In molti album dei magici Queen
    in effetti emerge il lirismo tipico del grande melodramma. Il processo al povero giovvine intonato da una coristica giuria
    seguito dal super assolone heavy è una perla assoluta. Chapeau.

  • "Epic" – Faith no more: qualcuno dice che il Cross-over che tanto ci ha fatto pogare
    a inizio 2000 (a voi, a me no di certo) sia nato proprio da questo scherzetto di Mike Patton e soci.
    Ascoltare per credere.

  • "You are my sunshine" – Nicola Conte: a me piace il Nu Jazz. Specialmente il Nu jazz
    di Nicola Conte. A me piace il Nu Jazz anche se quando ti trovi nel locale finto lounge che ti mette
    le canzoni Nu Jazz tarocche vuoi morire. A me piace il Nu Jazz anche se il 90% delle canzoni hanno il sapore
    di un Negroni analcolico. A me piace il Nu Jazz. Non so perchè. Sono fatti miei.
  • "We are Rockstars" – Does it offend you, yeah?: e dopo il nu jazz, passiamo al nu rave
    genere amato/odiato dai giovini e meno giovini dell'europa più trendy da almeno un paio d'anni. Vi piaccia
    o no questo pezzo è proprio bello, così come il disco da cui è tratto. Un indie rock che suona
    elettronico lo-fi che sembrano i Daft Punk che però suonano dal vivo e che si possono anche ballare.
  • "La ballata del Cerutti" – Giorgio Gaber: gli USA del dopo-guerra erano mito
    assoluto: il cinema, la musica e…le ballate. Il suo nome era Cerutti Gino, ma lo chiamavan drago.
    Gli amici al bar del Giambellino dicevan che era un mago. Capolavoro assoluto: tra demenza e country
    meneghino.

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