Wide Open Space
Buonasera, saluto il caldo pubblico di FiveObstructions.com e mi tuffo senza indugi in questa succulenta playlist. Si parla di lavoro, di lavoro stressante e di pupazzi di animali giapponesi in giacca e cravatta. Il lavoro nobilita l’uomo e il lavoro rende liberi. Ma la regina d’Inghilterra è nobile e non lavora e chi leggeva la seconda frase (sigh!) cosè libero poi non era. Quindi? Quindi ieri sera è cambiata l’ora e sono sbalestrato. Comunque, tornando a noi, devo dire che una playlist sul lavoro post 2000 mi ci voleva proprio dato che è un argomento a me caro. Ci sono infatti momenti della vita di un uomo in cui ci si rende conto che l’ambizione e la brama di denaro e potere ti sta portando ad uscire di testa. E tu a quel punto che fai? Semplice: work it harder, make it better, do it faster, make us stronger!
- Manic Monday – The Bangles: Signori, chapeu! Questa canzone rappresenta il vero manifesto della filosofia di vita Manic. Ognuno di noi deve scegliere, in un determinato momento della propria vita, se essere Manic o Funday. Se essere Lunedì o essere Domenica: due giorni così vicini da essere lontanissimi. Per me sono cominciati i Manic Mondays da un po’ di tempo. Come dite? I risultati si vedono? Ehhhhhhhhhhhhh che disastro!
- Unemployed in Summertime – Emiliana Torrini: Ah si? criticate i miei Manic Monday??? E allora beccatevi sto pezzo della bella Emiliana! Una canzone impalpabile che, con la leggerezza tipica di un pomeriggio estivo, ci racconta di una stagione dell’anno che per tutti, prima o poi e almeno per un po’, coicide con una stagione della vita. Unemployed in summertime, don’t need money cause we are young.
- Harder, better, faster, stronger – Daft Punk: i Daft Punk abbracciano da sempre un immaginario robotico di ossessiva ripetizione,
come un impiegato che per 12 ore fotocopia la stessa pagina. Proprio da questo immaginario traggo la canzone del lavoratore ossessivo per eccellenza. Come cito nell’introduzione “work it harder, make it better, do it faster make us stronger”: insomma non mollare continua a lavorare, di più, meglio, più, veloce, ancora ed ancora. Ed ancora di più. L’ulcera ci fulminerà ma ci renderà più forti! YEAH! - Technology – Daft Punk: non posso non inserire anche questa canzone dei francesissimi per eccellenza! Ve le propino una vicino all’altra così vi fate un tuffo nell’elettronica deserta e minimalista. Elettronica e minimalismo, ecco cosa sta alla base di questo pezzo: una nenia ossessiva e ritmata come ritmati sono ormai i tempi che accompagnano le nostre azioni quotidiane. Un punto di vista atomico su come molti di noi vivono tutti i giorni. “Write it, get it, paste it, save it, load it, check it, quik-rewrite it” è il manifesto di una corsa sempre più veloce in cui non conta più cosa c’è alla fine della corsa, conta soltanto correre, correre, correre.
- Everything Counts – Depeche Mode: cosa dire di questa canzone? Come posso io commentare il pezzo che, nella versione live con finale di 4 minuti di coro del pubblico a cappella, mi ha fatto pensare “Almeno una volta nella vita vorrei sentire centinaia di persone che cantano quello che ho scritto io!”. Insomma una canzone a cui sono molto molto legato e che ci racconta con il tono tremante di una diamonica il mondo rampante del business a-la-yuppie. Strette di mano e grafici sul muro: everything counts in large amounts!
- We care a lot – Faith no More: ai ragazzacci di Mike Patton piace interessarsi delle cose. Dei puffi e dei transformers, di L.A. che cade nel mare e delle api assassine….ma d’altra parte “è un duro lavoro ma qualcuno deve pur farlo”!
- L’inutilità della puntualità – Afterhours: ancora una volta gli Afterhours fanno capolino in questa sezione, dimostrando tutta la loro classe grammatical-musicale (iniziando un ritornello col congiuntivo e passando poi all’indicativo, cazzofigata). Una canzone che è il manifesto delle contraddizioni di fondo del mondo dei Junior Executive Production Underground Superfly Resources Manager: “Cosa farete quando la novità che rappresentate sarà finita? Vi appellerete all’inutilità della puntualità” Milano non è la verità ragazzi!
- L’inquilino (Puli puli pu) – Cochi&Renato: La morale poi è un po’ sempre la stessa. Hai voglia a fare il giornalista, lavorare su internet, o essere un semplice inquilino. Si, si lavora lavora, fatti il culo. Alla fine, gira che ti riprilla (come diceva il mio compagno di banco del Liceo), te lo prendi sempre nel…pulipulipù!